Immagini mediatiche e sociali dell’infanzia violata.
La violenza umana e culturale scatenata dall’ISIS negli ultimi mesi, amplificata dall’abile uso mediatico che i militanti dello Stato Islamico sanno fare di video e immagini del terrore, ha riacceso nell’opinione comune l’allarme su alcune tragiche condizioni a cui viene condannata l’infanzia nel mondo.
È notizia recente la diffusione di un video in cui un bambino di circa 10 anni viene ripreso nell’atto di sparare a un ostaggio .
Non è la prima volta che l’ISIS diffonde video di questo genere. Vere o presunte, queste immagini confermano una forma di violenza che non si ferma neanche di fronte alla fragilità tipica dell’infanzia, costretta anzi a farsi tramite dell’orrore, e quindi portata al tradimento radicale di sé.
[caption id="attachment_306" align="alignleft" width="268"] © Colette Saint Yves[/caption]
L’abuso dell’innocenza infantile viene qui mediatizzato e pubblicizzato attraverso internet e i sistemi di comunicazione. Fino ad essere istituzionalizzato, come nel caso dei matrimoni precoci forzati, in cui bambine di appena 9 anni vengono costrette a divenire spose. Non è un fenomeno esistente solo nell’ISIS (Cfr. OnuItalia.com),
ma è una forma di vero e proprio abuso (anche sessuale) e di lesione dei diritti umani, riconosciuto e codificato socialmente. L’abuso che diventa norma sociale. È quindi un modo di pensare, una ovvietà, qualcosa di normale.
La formazione di un altro modo di pensare, di un modo diverso di vedere i bambini, la promozione di una consapevolezza delle ferite che queste pratiche provocano nelle vittime è forse uno dei pochi strumenti che abbiamo per affrontare un problema che riguarda milioni di persone.
In questo processo anche i mass media possono svolgere un ruolo importante, contrapponendo alle immagini del terrore e dell’abuso socialmente accettato, la testimonianza che renda giustizia alla dignità della persona. È una delle sfide maggiori in una società e in un’epoca fortemente mediatizzate.
Dr. Alessandra Campo