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I "minori non accompagnati" alla ricerca della propria "agency"

La condizione dei minori non accompagnati (MSNA) è una triste sfaccettatura del fenomeno delle migrazioni forzate del giorno d’oggi. A vivere questa esperienza sono persone minorenni che migrano da sole, cioè senza adulti di riferimento.

Questi minori – soprattutto adolescenti – sono di diverse nazionalità e portano con sé storie molto complesse: migrano a causa di povertà, guerre, discriminazioni, violenze e cercano di raggiungere l’Europa con la speranza di costruirsi un futuro migliore.

Dunque, a concorrere al loro processo di sviluppo è anche l’esperienza migratoria forzata – a tratti violenta – nella quale rischiano di morire pur di riscoprire la possibilità di una vita dignitosa. Dopo aver attraversato deserti e territori sconfinati, i MSNA si imbarcano verso l’Europa su mezzi di fortuna e proseguono il loro viaggio in mezzo a pericoli quotidiani rischiando anche di subire abusi e violenze di ogni genere. Molti di loro, infatti, cadono vittime dei circuiti della tratta degli esseri umani per diversi scopi: perlopiù di sfruttamento sessuale e lavorativo.

Nonostante facciano esperienza di uno “sviluppo accelerato” – specie a livello umano e psicosociale – e siano costretti a “crescere troppo in fretta”, essi portano con sé una vulnerabilità fisica e sociale tale che non può, e non deve, passare inosservata. Vanno difesi, protetti, tutelati: è una responsabilità di tutta la comunità internazionale e di ognuno.

Tutelarli significa, tra l’altro, far sì che possano autodeterminarsi e quindi diventare coscienti del proprio essere attori attivi in grado di apportare cambiamenti nella società nella quale vengono accolti. Con la consapevolezza di essere parte integrante della struttura sociale e in quanto soggetti in fase di sviluppo, i MSNA possono maturare quattro proprietà fondamentali dell’agency umana (Bandura 2006:164-165):

  • Intenzionalità: i minori soli partono con l’idea di scrivere il proprio futuro;
  • Premeditazione: viaggiano verso l’Europa con l’obiettivo di arrivare e vivere secondo le proprie aspirazioni;
  • Auto-reattività: reagiscono autonomamente a quanto accade loro, scelgono un itinerario ed entrano in relazione con diverse persone, tra cui purtroppo anche i trafficanti;
  • Auto-riflessività: sulla base delle proprie aspirazioni e risultati, anche di fronte alle esperienze negative come gli sfruttamenti, proseguono costruendo la propria identità.

Dall’altro lato, la struttura sociale agisce e influenza la soggettività del ragazzo, mediante facilitatori e costrittori (Archer 2003:4), che possono agevolare o meno il processo di costruzione della propria agency. Dunque, anche gli attori statali, della Chiesa e della società civile possono offrire dei facilitatori allo sviluppo del minore e della sua accountability. Mediante una buona cooperazione, che si basi sul rispetto dei ruoli e delle capacità di ognuno e dunque sul principio di sussidiarietà, tali attori possono dialogare e agire di concerto perché anche questi minori soli possano far sentire la loro voce, consapevoli dei propri diritti e doveri, al fine di offrire il proprio contributo allo sviluppo dei Paesi che li accolgono.

Se la bussola su cui orientarsi è il superiore interesse del minore – art. 3 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo (New York, 20 novembre 1989) – è necessario che ogni attore riconosca le proprie responsabilità sociali, civili e politiche perché i MSNA vengano tutelati in ogni parte del mondo.

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Archer, M. 2003. Structure, Agency and the Internal Conversation. Cambridge: Cambridge University Press.

Bandura, A. 2006. “Toward a Psychology of Human Agency.” Perspectives on Psychological Science. Vol. I (2):164-180.

 

FOTO: Jarle Refsnes