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Se il male ha il volto di un amico

[caption id="attachment_522" align="alignleft" width="300"]© Giovanni Giorgini © Giovanni Giorgini[/caption]

Erano gli anni delle medie e del liceo. Gli anni della scuola, delle amicizie, dei travagli emotivi tipici dell’adolescenza. Gli anni in cui ho iniziato a coltivare in maniera più consapevole la mia vita spirituale. Le messe, i canti in chiesa. Le confessioni.

Gli incontri con i sacerdoti.

Uno in particolare, era assiduo tra di noi. Lo incontravamo spesso, in gruppi di discussione sui temi più diversi. Parlavamo del nostro rapporto con Dio, con Gesù, con la fede.

Con lui potevamo parlare personalmente, quando ne sentivamo il bisogno, se avevamo domande urgenti, quelle domande irrequiete, tra l’ansia di crescere e l’irrefrenabile vitalità che caratterizza l’adolescenza.

Con lui ho affrontato momenti cruciali della mia vita spirituale. Quando sorsero le prime domande forti. Sulla vita. Sulla vocazione. Sul posto da dare a Dio e alla fede nelle mie scelte fondamentali. Domande serie. Domande essenziali. Lui mi ha aiutata ad affrontarle. Sono stati i miei primi, decisivi passi nella fede consapevole. Grazie a lui ho amato il mio incontro con Gesù. E ancora ora lo ricordo come una delle persone più importanti della mia vita.

Poche settimane fa questo sacerdote è stato condannato in via definitiva per abusi su minori. Per aver abusato sessualmente di bambini e ragazzi che frequentavano la sua parrocchia.

Non lo posso negare. A stento ho trattenuto il pianto. Incredula. Ferita. Di nuovo incredula. Per un istante tutto un insieme di ricordi, di momenti essenziali e felici, di consigli e confidenze… tutto mi è sembrato essere lì lì per crollare, come un castello di carta, sotto le cui macerie si nasconde il più orribile dei mostri.

Ora, a distanza di qualche giorno, ancora sento il fremito del pianto sul cuore. Non so, non riesco a capire come sia possibile. Come possa essere stata la stessa persona ad accompagnare me in maniera così gentile e sensibile verso la fede e a gettare qualcun altro – molti altri! - nel terribile abisso dell’abuso sessuale. Non so spiegarmelo.

Riesco solo a sentire la mano di Dio invisibilmente presente in qualche modo, in qualche strana forma a me incomprensibile, in tutto questo caos di luce e terribili ombre. E mi chiedo come debba essere invece per loro, per le vittime. Che hanno vissuto sulla loro carne l’incomprensibile doppiezza, duplicità e ambiguità di questa persona. Mi chiedo come lui abbia potuto lasciarsi abitare da questa doppia faccia. Mi vengono in mente le parole di Sant’Ignazio: “il demonio si comporta come un frivolo corteggiatore che vuole rimanere nascosto e non essere scoperto”.

Non ho risposte alle innumerevoli domande che questa brutale doppiezza hanno sollevato nel mio cuore.

Rimane la consapevolezza di quanta alta debba essere la nostra attenzione, di quanto importante sia imparare a vedere, riconoscere. Per prevenire. E proteggere tante, troppe, vittime.

In fondo, anche io sarei potuta essere una di loro.

Dr. Alessandra Campo

Network Coordinator